Weekend in Valnerina, quattro cose da fare a Polino

Nel cuore dell’Umbria, un’Umbria in miniatura tutta da scoprire.

Castello di età tardo-medievale, Polino sorge all’apice della valle del fosso di Rosciano, raccolto, quasi appollaiato, sopra uno sperone roccioso difronte alla possente mole del Monte Petano. Questo comune montano, il meno popoloso e il più alto del comprensorio ternano, ha svolto in passato una funzione di controllo sulla Via per Leonessa ed è stato a lungo conteso per la sua posizione strategica di confine tra Stato Pontifico e Regno delle due Sicilie. Nel borgo antico, sovrastato da una rocca cinquecentesca con torri cilindriche, ancora oggi si possono percepire i ritmi di una vita scandita da gesti e tempi che tradiscono una storia secolare lontano dalla vita del fondovalle. Giungendo a Polino dalla sinuosa strada che sale i ripidi versanti su quali è aggrappato il centro storico, le luminose pietre calcaree della fontana barocca del 1625 fanno bella mostra di sé nobilitando la piazza all’ingresso del paese. Polino da sempre vive in un rapporto quasi simbiotico con l’asprezza della montagna che offre, al prezzo della fatica e della incertezza, la sua dote di pascoli, legna e prodotti della natura che gli abitanti di questo nido d’aquila hanno da sempre sfruttato con rispetto. Non dilunghiamoci ulteriormente, ecco alcune cose da fare a Polino per Pasquetta.

Rocca di Polino. Foto Enrico Mezzasoma

Il borgo

La doppia cinta muraria che delimita la parte più antica del borgo presenta una porta d’ingresso sulla quale è posto uno stemma raffigurante due draghi rampanti e il castello sovrastato da una corona. Entrando nella porta si accede al dedalo di vicoli che salgono alla rocca, lungo i quali possono essere osservate alcune lunette votive ricavate nelle facciate delle anguste case di pietra. Nella parte alta del castello si trova, invece, la rocca cinquecentesca. Edificata in posizione strategica sulla sommità dello sperone roccioso che domina la valle del Fosso la Sargiola ed a picco su quello Rosciano, ha una pianta poligonale interrotta da quattro torri cilindriche addossate alle massicce mura di cinta che ne esaltano l’imponenza. Fuori le mura nei pressi della parte più moderna del paese, si trova la fontana monumentale in stile manieristico. Fatta erigere nel 1625 dal Marchese Castelli si compone di un elegante prospetto marmoreo dove sono addossate tre vasche sormontate da figure marine e cariatidi. Nella vasca centrale è collocato un marforio (soggetto di origine romana che sembra rappresenti una divinità fluviale) dal quale sgorga acqua sorgiva. Nella parte alta della struttura campeggiano alcuni stemmi della famiglia Castelli, una lapide che ne ricorda l’edificazione e una statua che sembra rappresentare un esponente di famiglia nobile.

La fontana monumentale

Polino e un museo…. sottosopra

Da alcuni anni l’interno del castello e della rocca ospitano un museo interattivo dedicato alla conoscenza della montagna appenninica umbra. Il museo è strutturato in due differenti sezioni dedicate all’ambiente geologico (sotto) e a quello naturalistico (sopra). Nella sezione geologica, attraverso alcuni pannelli animati, viene descritta la genesi della montagna appenninica, la formazione dei fossili (ammoniti) di cui è ricco il territorio di circostante, il ciclo dell’acqua (meteorica, superficiale e sotterranea) e la storia della Cascata delle Marmore. La parte naturalistica rappresenta la vegetazione (e le trasformazioni apportate dalle attività umane), gli animali e gli insetti che popolano l’Appennino Umbro. Il museo apre su prenotazione.

Muso dell’Appennino Umbro e della Cava

Un picnic sul Monte La Pelosa

Percorrendo la strada asfaltata che salendo da Polino porta alla località Piano del Monte, si trova la fontana di Acquaviva conosciuta per la qualità dell’acqua e luogo dove, in antichità, sorgeva un insediamento fortificato preromanico di cui oggi restano solo delle flebili tracce. Proseguendo si giunge alla località di Colle Bertone, un sistema di radure e boschi di Faggio molto frequentata nel periodo estivo per passeggiate e picnic. L’area montana del comune di Polino culmina con il Monte la Pelosa (1635 m s.l.m.) che deve probabilmente il suo nome alla presenza di boschi anche nella sua parte sommitale risparmiati, nel corso dei secoli, dalle attività di dissodamento e pascolo. Qui nelle giornate più limpide dell’anno lo sguardo spazia dalle principali vette appenniniche al Mar Tirreno. L’area settentrionale racchiude al suo interno i piani del Salto del Cieco, all’interno dei quali vi è una diffusa presenza di doline carsiche che spesso restano nascoste da estesi boschi di faggio, carpino, cerro, acero montano e sorbo. Nei pascoli, che presentano ancora i segni delle attività umane con campi coltivati, animali domestici al pascolo e tracce di antiche sistemazioni agrarie, vivono il lupo appenninico, la martora, il gatto selvatico, lo sparviero e l’onnipresente cinghiale.

La Cava d’Oro e quel piccolo vulcano addormentato

Aperta nel 1760 da parte dello Stato Pontificio che intese in questo modo potenziare il settore della metallurgia (sfruttando contemporaneamente anche altri giacimenti della zona come le Ferrare di Monteleone di Spoleto), vi si estraeva ferro, argento e secondo la tradizione popolare anche oro. L’apertura della cava venne onorata con il conio di una medaglia di bronzo che riportava l’effigie del Papa Clemente XIII nel frontespizio e nel retro la scritta tratta dalle nuove miniere presso Polino castello dell’Umbria. La cava, comunque, fu attiva per pochi anni e poi abbandonata. Oggi il sito ricopre una notevole importanza dal punto di vista geologico data la presenza di un piccolo sistema vulcanico estinto (risalente a 250.000 anni fa) che affiora dagli strati calcarei tipici dell’area appenninica umbra.

Polino e l’eremo di Sant’Antonio Abate. Foto FAI

L’Umbria degli eremiti

L’Eremo di Sant’Antonio, scavato nella roccia, sembra risalga al XII secolo. Sulla facciata, edificata successivamente, piccolo campanile a vela e acquasantiera esterna vicino al portale d’ingresso. All’interno alcuni affreschi di incerta datazione e due statue, raffiguranti i santi Antonio da Padova e Antonio Abate ai quali è il sito è dedicato. L’eremo si trova lungo la mulattiera che risale da Polino alla Cava dell’Oro utilizzata in passato per raggiungere Monteleone di Spoleto. L’interno è costituito da due vani, uno interamente scavato nella roccia e l’altro in muratura: nella piccola nicchia ipogea è collocata un’immagine di Antonio Abate, l’anacoreta egiziano il cui culto è particolarmente ricorrente nel pensiero magico e religioso del comprensorio.