Alla fine degli anni Novanta, un dipinto di autore ignoto della prima metà del XVII secolo era appeso a una parete buia e umida della sacrestia della Chiesa di San Francesco, a Cannara. L’opera, una copia del celebre Trasporto di Cristo al sepolcro realizzato da Raffaello Sanzio su commissione di Atalanta Baglioni, necessitava di un urgente e improrogabile restauro.
La Pro Loco, rappresentata dal presidente Marco Bini, anche per il diretto collegamento storico con i Baglioni che per molti anni furono signori del nostro paese – Cannara costituì infatti per Malatesta Baglioni, fedele luogotenente di Braccio Fortebracci, il primo feudo e tale rimase per la famiglia fino al 1648 – si rese subito disponibile a finanziare il restauro che fu affidato a Dino Roselletti di Casaglia. Commissionò inoltre uno studio sulla tela al compianto prof. Franco Ivan Nucciarelli dell’Università degli Studi di Perugia e, alla dott.ssa Ester Giovacchini – esperta restauratrice di tessuti antichi – l’analisi storica e strutturale del tessuto del dipinto. Molti ricorderanno la chiesa di San Francesco gremita di gente in occasione della presentazione del restauro. Per l’occasione fu dato alle stampe un interessante opuscolo che andò letteralmente a ruba nelle successive mostre nelle quali fu esposto il dipinto, nel quale si legge:
Il dipinto [il “Trasporto di Cristo al sepolcro” di Raffaello, ndr] però continuava ad esercitare il suo fascino, malgrado la distanza. Dall’indimenticabile Trasporto di Cristo ormai a Perugia non più visibile nell’originale raffaellesco, continuarono ad essere dedotte altre copie. Nella città, oltre a quelle di Orazio Alfani e del Cavalier d’Arpino, condotte sull’originale, se ne ricorda una del Lanfranco, che qualche studioso ritiene fosse quella inviata da Paolo V, di cui si sono perse le tracce. [Paolo V si era fatto cedere il dipinto dai frati minori convenutali di San Francesco al Prato, ndr]. Se ne segnalano infine una nella Chiesa dell’Abbazia di S. Pietro, un’altra in proprietà del Sodalizio di San Martino, derivate dalle versioni più antiche, ormai quindi copie di copie. In questa prospettiva di rimpianto ammirato si colloca anche l’interessante riproposizione della Chiesa di S. Francesco a Cannara […] Del tutto sganciata dall’impianto originario a tre registri, la copia di Cannara, analogamente alle repliche precedenti, guarda alla sola pala centrale; in linea con gli usi e le tecniche pittoriche del secolo XVII al supporto ligneo originario e alla tempera grassa l’ignoto autore sostituisce puntualmente la tela e l’olio. Quanto alle dimensioni si mostra molto accurato: ai 179×174,3 cm dell’originale, risponde con 172,5×173 cm, rendendo quasi un quadrato perfetto il quadrato mancato, appena percettibilmente verticalizzato, di Raffaello.

Nei mesi successivi un imprenditore mecenate umbro, con la sua Fondazione, organizzò una mostra work in progress dal titolo Raffaello e l’idea della Bellezza dedicata al grande artista urbinate che visse una fase decisiva della sua vita in Umbria, e chiese in prestito alla nostra parrocchia la copia della Deposizione. Con il suo benestare, quello della Diocesi e della Soprintendenza di Perugia, la tela fu esposta nel Pala Congressi di San Benedetto del Tronto dal 15 giugno al 30 settembre 2001.
Nella successiva esposizione di Roma, nelle prestigiose sale di Castel Sant’Angelo inaugurata dal sottosegretario dei Beni Culturali Nicola Bono il 19 dicembre 2001 e visitabile fino al 17 febbraio 2002, la Deposizione di Cannara assunse un ruolo centrale. Curatore d’eccezione della mostra fu il prof. Alessandro Vezzosi, storico dell’arte e direttore del “Museo Ideale” di Vinci, lo stesso che nel 2000 portò in giro per l’Italia una rassegna altrettanto “sperimentale” dedicata a Leonardo da Vinci.
Mario Scaloni
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